Nel modello della Terza Posizione o Terza Via, lo Stato non è né mero arbitro neutrale dell’economia (come nel liberalismo), né unico proprietario dei mezzi di produzione (come nel socialismo classico), ma organo di indirizzo e coordinamento dell’interesse nazionale.
La sovranità economica diventa un’estensione della sovranità politica: le risorse strategiche per la nazione — energia, trasporti, infrastrutture, finanza, sanità, sicurezza, comunicazioni — devono essere poste sotto controllo pubblico, perché costituiscono i fondamenti della vita collettiva e della sicurezza della nazione.
In questo quadro, lo Stato esercita una funzione organica: non reprime l’iniziativa privata, ma la orienta verso fini sociali, garantendo che il profitto individuale non contraddica il bene comune e la giustizia sociale. L’economia viene così concepita come una struttura corporativa, dove categorie produttive — lavoratori, imprenditori, professionisti — collaborano all’interno di corpi intermedi riconosciuti e regolati dallo Stato.
Questi organismi corporativi, rappresentativi dei diversi settori economici, partecipano all’elaborazione delle politiche nazionali, sostituendo la contrapposizione di classe con un principio di collaborazione funzionale.
Lo Stato, dunque, non è un semplice regolatore, ma il motore etico e organizzativo della comunità nazionale: garantisce la giustizia sociale, promuove la coesione e mantiene il controllo delle leve economiche essenziali, senza annullare la libertà d’iniziativa, ma subordinandola a una visione comune di sviluppo e solidarietà.