C’è un momento nella storia in cui le ideologie si spengono, una dopo l’altra, come stelle morte nel cielo della modernità. Il marxismo, con la sua promessa di liberazione universale, è crollato sotto il peso della sua stessa negazione dell’uomo; il capitalismo, con la sua fede cieca nel mercato e nell’individuo, sta consumando l’anima collettiva e il pianeta stesso.
Ciò che rimane, dopo le macerie delle due grandi superstizioni del Novecento, è l’attesa di un nuovo ordine: un ritorno fisiologico, inevitabile, al principio organico della comunità.
L’uomo tra due rovine
Il marxismo ha fallito perché ha tentato di sopprimere la trascendenza dell’uomo, riducendo lo spirito alla materia, la libertà alla dialettica economica. Il capitalismo fallisce perché compie il gesto opposto, ma ugualmente disumano: esalta l’individuo fino alla dissoluzione di ogni legame, fino alla mercificazione del vivere stesso.
Entrambi, in fondo, hanno costruito templi sul nulla: uno sull’utopia dell’uguaglianza assoluta, l’altro sulla menzogna della libertà senza radici.
Ora che entrambe le illusioni mostrano le ossa, l’umanità si trova davanti al bivio definitivo. Non potrà tornare indietro, né restare immobile. La storia, come la natura, non tollera il vuoto. E in questo vuoto, cresce un’ombra nuova: la terza posizione.
La fisiologia del ritorno
Non è una scelta ideologica — è una necessità biologica, spirituale, antropologica.
Quando i sistemi si disgregano, l’organismo tende a ricostruirsi secondo le proprie leggi interiori. Così l’umanità, esaurite le follie del collettivismo e dell’individualismo, tornerà a cercare l’armonia tra le parti.
Non la lotta di classe, non il dominio del mercato, ma il giustizialismo: l’idea che il lavoro, il capitale e lo Stato siano membra di un solo corpo, cooperanti, coordinati, legati da un destino comune, una comunità di destino.
Verso lo Stato organico
La società futura non sarà più quella degli atomi isolati né quella delle masse amorfe. Sarà organica: corporativa, comunitaria, solidale. Le corporazioni non come strumenti di potere economico, ma come cellule vitali dell’organismo nazionale. Lo Stato non come macchina amministrativa, ma come sintesi vivente di popolo, cultura e destino.
Il peronismo, nella sua intuizione primordiale, fu la prima eco di questa nuova fisiologia storica — l’annuncio di un tempo in cui la giustizia sociale e la grandezza nazionale si fondono nella stessa parola: ordine; il mondo non potrà che andare verso questa direzione, un futuro annunciato.
Il ritorno fatale all'ordine
L’epoca che verrà non sarà dolce. Sarà il tempo dei giganti, in cui i popoli dovranno scegliere se rinascere o dissolversi. Il capitalismo implode nel caos, il marxismo nel dogma morto.
Ma da quelle rovine, come da un terreno bruciato, germoglierà l’idea eterna: che la comunità vale più dell’individuo e la dignità più del profitto.
Non sarà un ritorno al passato, ma il compimento di una legge naturale: ogni civiltà, per sopravvivere, deve ritrovare la propria forma organica.
E quando il mondo moderno avrà finito di autodistruggersi, ciò che sorgerà dalle sue ceneri non sarà un’utopia, ma un ordine inevitabile.
L’ordine del Giustizialismo eterno.