domenica 20 maggio 2018

ALESSANDRO PAVOLINI: L'ULTIMA RAFFICA DI SALO'


di Marco Tuccillo (Defend Italia)

"Un'ultima raffica per l'ultimo sogno che hai...",

così viene condito il ritornello della nota canzone "Ultima raffica" dei DDT band di musica alternativa, che dedichiamo alla vita e alle gesta di Alessandro Pavolini, che tratteremo in questo articolo.

Alessandro Pavolini nacque  a Firenze il 27 Settembre del 1903, figlio del livornese Paolo Emilio Pavolini e della fiorentina Margherita Cantagalli. Secondo alcune fonti storiche, ben documentate e verificate, Alessandro sin da piccolo mostrò una forte propensione al "giornalismo", una dote nello scrivere che lo portò a varie stesure, come "La guerra" in appoggio della "campagna di Libia" e su "Il Buzzegolo" esaltò l'entrata dell'Italia nella prima guerra mondiale, schierandosi a pieno nella fazione "interventista".

L'1 ottobre 1920 aderì ai Fasci italiani di combattimento di Firenze, partecipò di conseguenza a varie azioni intraprese dalle squadre. Il 28 Ottobre 1922, marciò su Roma con altri fascisti provenienti da Firenze, sua città natale. Dopo gli anni dello squadrismo, caratterizzati da un fervore ideologico senza precedenti, Pavolini si dedicò principalmente all'attivita politica, culturale e giornalistica.

Iniziò come addetto stampa alla legione "Ferrucci" (movimento giovanile culturale fascista), collaborando in seguito a: "Battaglie fasciste", "Rivoluzione Fascista", "Critica Fascista" e "Solaria". Pubblicò anche il romanzo "Giro d'Italia. Romanzo sportivo" durante quegli anni.

Nel 1929 fondò la rivista "Il Bargello", che identificò con queste parole: « ...sotto la crosta dell'intellettuale tollerante c'era la sostanza di un estremista. » andando a caratterizzare quella che era l'anima della rivista, il suo spirito, l'ascesi ideologica di un uomo che era pienamente fascista in tutto e per tutto.

Nel 1934 venne eletto deputato, dove insieme a Giuseppe Bottai, contribuì alla creazione  dei Littorali della cultura e dell'arte. Mentre partecipò anche alla "Campagna di Etiopia" come corrispondente di guerra, di stanza ad Asmara, allo scoppio della guerra venne assegnato alla squadriglia d'aereo "La Disperata".

L'ascesa di Pavolini si consacrò proprio nella "Guerra di Etiopia" tra ardimento in battaglia e innovazione militare applicata sul campo di battaglia, il tutto venne riportato in un libro di memorie chiamato "Disperata",  editto dalla Vallecchi nel 1937. Nello scritto, furono riportati gli idealismi in vigore durante la guerra, come l'eroismo e lo slancio affiancati dalla ricerca della "bella morte".

Il ritorno in Italia, consentì a Pavolini di divenire membro del Gran consiglio del Fascismo e nel 1939 fu titolare del Ministero della cultura popolare. Nello stesso periodo l'attrice Doris Duranti, divenne  ua amante e tale resterà sino all'ultimo, quando Pavolini, alla vigilia della sua morte, la fece scappare in Svizzerà ove trovò rifugio.

Nel Gennaio del 1941 venne inviato sul fronte Greco, con il grado di capitano, affiancando Ciano. Fu in questo frangente che attraverso un rimpasto di governo da parte di Mussolini, Pavolini perse l'incarico di ministro, per via di alcune priorità legate al consolidamento del fronte di guerra.

Il 25 Luglio 1943, la caduta del fascismo e il conseguente arresto del Duce Mussolini, si rifugiò da un amico con l'intenzione di partire poi per la Germania e combattere accanto ai tedeschi. infatti il 27 Luglio raggiunse Vittorio Mussolini a  Königsberg; qui sviluppò i piani per il restauro del Fascismo in Italia, dando vita alla Repubblica Sociale Italiana in seguito alla liberazione di Benito Mussolini dalla prigionia.

I punti della Repubblica sociale Italiana vennero stilati nel "Manifesto di Verona", nella quale Pavolini partecipò con Bombacci e Mussolini alla stesura dello stesso, che fu poi presentato al congresso del neo Partito Fascista Repubblicano, nella quale venne approvato.

Il manifesto di Verona segnò, infatti, una vera e propria svolta rivoluzionaria che mirò alla riconquista del fascismo delle origini e così fu, una forma che ritornò prepotentente nelle sua condizione più pura come desiderò la corrente più radicale del fascismo a discapito di quella moderata che si discostò da tale atteggiamento, ritenuto sovversivo e con venature "barbariche" che potevano far solamente male all'identità fascista evoluta durante il ventennio. Nonostante tutto ciò, l'ala più radicale del Fascismo vinse andando ad attuare quel senso di vendetta verso la data dell'infamia, così denominata, quella del 25 Aprile 1943.

Oramai la guerra raggiunse la gran parte della penisola, ove si organizzarono i tentativi più audaci e disperati di difesa, alla quale partecipò lo stesso Pavolini come i combattimenti a Firenze (Agosto 1944) , dove organizzò i "franchi tiratori" che ritardarono di molto la presa della città da parte degli alleati. 

il 30 Giugno 1944, Pavolini, completò la costituzione delle Brigate Nere, una per ogni provincia della Repubblica Sociale Italiana, ed intitolate ai caduti del Fascismo. Le Brigate Nere, furono create per contrastare le azioni di guerriglia partigiane e operare su quei fronti considerati minori, visto l'equipaggiamento e l'armamento a disposizione che non garantiva un corposo approccio bellico.

Fu proprio durante una di queste operazioni che Pavolini, in Piemonte, venne ferito da una bomba  nella valle dell'orco, il 12 Agosto 1944, nel corso di un attacco della brigata partigiana "Garibaldi".

Ripresosi dalla ferita, si dedico alla personale guida della Brigate Nere e accompagnò Mussolini in importantissimi discorsi come quello di Piazza San Sepolcro e del Castello Sforzesco, che furono d'altronde le uniche uscite pubbliche del Duce dopo quel 25 Luglio 1943 che proclamò la caduta del Regime.

Passò inesorabile il tempo e oramai anche la Repubblica Sociale Italiana stava contando i suoi ultimi giorni, fu proprio di questi tempi che Pavolini al comando di un convoglio militare di 178 veicoli e quasi 5.000 uomini e 346 ausiliarie, si avviò verso Como ove non trovò Mussolini che proseguì fino a Menaggio, per poi continuare verso Dongo nell'alto adda.

Qui la formazione di Pavolini si unì a quella di Mussolini e come documentano numerosi archivi storici, l'autoblindo di Pavolini si portò dinanzi a tutto, guida della colonna di veicoli e in capo al "corteo".

Ma più avanti la colonna militare incappò in un posto di blocco dei partigiani della Brigata Garibaldi, ove consultarono il proprio comando e decisero di far proseguire gli autocarri tedeschi, come d'accordo, mentre diètro frónt per quelli italiani.  Siccome l'autocarro di Pavolini partò bruscamente, scaturì una sparatoria con i partigiani che captarono quella manovra come un modo per forzare il blocco e passare.

A seguito di un'ampia battuta di ricerca fu catturato a notte, indebolito dalla ferita procuratosi durante la sparatoria, fu poi portato a Dongo, nella Sala d'Oro del palazzo comunale, dove poi fu condotto brevemente anche Mussolini, anch'egli nel frattempo riconosciuto e catturato.

Pavolini fu processato per collaborazionismo con il nemico insieme a Paolo Zerbino e Paolo Porta,passibile per fucilazione immediata come venne deciso dall'ordinanza del 12 Aprile precedente. Insieme ai tre, vennero condotti alla fucilazione altri 12 arrestati, che partirono dall'edificio del comune per andare verso il lago, dove si sarebbe tenuta poi l'esecuzione.

il cadavere di Alessandro Pavolini, venne esposto in piazzale Loreto (Milano) accanto a quello del Duce Mussolini.

Con questo lungo scritto biografico, ho voluto ripercorrere le tappe di un guerriero, di un fascista che mai si è arreso dinanzi la viltà del nemico traditore, ponendosi sempre come esempio per l'ideale e per i suoi uomini che lo ammiravano con rispetto e coraggio. Alessandro Pavolini, rispecchia il massimo dell'idea dal punto di vista ideale e d'azione, non stroncando mai l'agire dal dominio spirituale, vera essenza dell'uomo nuovo tanto auspicato e creato dal Fascismo con i suoi cruciali punti cardini. Una vita, quella di Pavolini, fatta di vette, apparentemente irrangiungibili, raggiunte con ardore e dedizione, un'esistenza prestata all'elevazione totale.