lunedì 21 maggio 2018

DOMINIQUE VENNER: IL FUOCO CHE CI HAI LASCIATO ARDE ANCORA


di Marco Tuccillo (Defend Italia)

"Tu hai percorso un sentiero per noi, adesso fai buon viaggio...",

queste le bellissime parole che accompagnano la malinconica melodia di "Dominique Venner", canzone del cantautore di musica alternativa Skoll, dedicata proprio all'uomo, all'esempio, del samurai d'occidente...così conosciuto, per l'appunto, Dominque Venner.

La vita di Dominque Venner è stata una continua ricerca della purezza spirituale direttamente proporzionale all'agire, quei sentimenti di dignità e coraggio che hanno contraddistinto dapprima l'uomo e poi l'eroe.

Venner ha dimostrato di adempiere ai propri doveri ideologici attraverso l'arruolamento nell'esercito francese e la successiva operatività nella guerra d'indipendenza algerina come paracadutista, a soli 18 anni.  Non solo la carriera militare a dimostrazione dell'ardore spirituale di Venner, bensì la forte militanza nella Jeune Nation e nell'Organisation armée secrète (OAS) negli anni cinquanta; successivamente fondatore del movimento "Europe-Action" emembro, nel 1968, dei «Groupes de recherches et d'études pour la civilisation européenne»; e creatore nello stesso anno dell'Istituto di studi occidentale (IEO). Dedicatosi alla storiografia, vinse nel 1981 un premio dell'Académie française con un saggio sulla guerra civile russa che fece seguito alla rivoluzione d'ottobre.

Dominique Venner era un uomo europeo nella totalità della sua appartenenza, di certo non legato ai quei concetti di mercato, svendita, globalismo dell'Unione Europea ma dentro di sé il meccanismo era quello di riportare in moto quel mondo antico tanto martoriato dallo scorrere del tempo, dall'affossamento delle ideologie più nobili e dall'imposizione del pensiero unico.  L'atto di sacrificio compiuto il 21 Maggio 2013 nella cattedrale di Notre-Dame, fu fatto passare dalla stampa d'oltralpe con una superficialità quasi surreale, cominciando a cianciare di un nostalgico qualunque, islamofobo, omofobo con seri problemi mentali; la classica disinformazione dei media di regime che affetti da una demenza più unica che rara, non sono mai stati capaci di carpire il reale significato di quello che possiamo considerare un vero e proprio "sacrificio", sminuendo la morte di un uomo come il peggior degli sciacalli o il più infimo degli esseri viventi.

La verità sta nel dire che Venner era consapevole della profonda crisi che aveva colpito la nostra Europa, del tutto ancora in auge, osservando con i suoi occhi la propria terra natale sprofondare nell'abisso totale, privata del suo simbolismo tradizionale, della sua identità religiosa ed etnica, continuamente sotto ostaggio dai poteri forti e da individui sempre più amorfi, ignavi, schiavi di un mondo perverso.  Concetto che riteniamo sia doveroso chiarire attraverso le parole dello stesso Venner:  «Quando verrà il grande risveglio? Lo ignoro, ma di questo risveglio non dubito affatto. Siamo i primi Europei posti davanti all'obbligo di ripensare interamente la nostra identità attraverso un ritorno alle nostre fonti più autentiche. È un'Antichità vivente, che abbiamo il compito di reinventare. Un mito creatore. Questo non può avvenire soltanto con scritti e parole. Lo sforzo intenso di rifondare deve essere reso autentico da atti che abbiano un valore sacrificale e fondatore».  

Appartenere a se stessi, questo ha voluto Venner nel suo atto sacrificale, avere bellezza che è il nulla senza la lealtà, il coraggio, l'ardore; essere esempio per noi, coloro che quel fuoco che ci ha lasciato dobbiamo tenerlo vivo, costi quel che costi, una promessa di vittoria a cui noi Europei non possiamo sottrarci.