di Marco Tuccillo (Defend Italia)
Nel tempo si sono susseguiti dibattiti di ogni genere e colore sulla figura di J. R. R. Tolkien, in particolar modo per quel che concerne il lato politico o religioso dell'autore. La figura di Tolkien, quindi, è stata continuamente vittima di una congrega di "letterati da salotto" che hanno sempre tentato di boicottarlo, arrivando spesso a ridicolizzarlo.
Nonostante tutto ciò, si può ammettere che le opere di Tolkien sono intrise di significati tradizionalisti e cattolici, una visione completa e complessa che edifica la sua struttura in un lavoro ancora più particolare, fatto di viaggi nei luoghi altamente simbolici d'Europa, studiando le lingue che contraddistinguono i popoli, comprese le loro culture e i loro usi e costumi.
La costruzione tolkieniana del proprio mito letterario, è sicuramente dovuta ad una visione deliziosamente "europea" delle opere stesse, dove simbolismo e rituale vengono presentati di pari passo come a voler ricordare al lettore di cosa fosse composto, in realtà, lo scritto.
Opera ed anima, corpo e spirito questi sono gli elementi che maggiormente contraddistinguono gli scritti di Tolkien, che mai nascose -nonostante i tentativi di depistaggio di una certa sinistra hippie- il suo lato tradizionalista ma soprattutto cristiano e cattolico. Fattore che si evince particolarmente dalle lettere inviate a Robert Murray, padre gesuita, della quale riporteremo un estratto: «[...] sono un cristiano (cosa che può anche essere dedotta dalle mie storie), anzi un cattolico. Quest'ultimo fatto forse non può essere dedotto dalle mie storie; benché un critico [...] abbia affermato che le invocazioni di Elbereth e la figura di Galadriel nelle descrizioni dirette [...] siano chiaramente collegate alla devozione cattolica a Maria. Un altro ha visto nel pane da viaggio (lembas) un viaticum e nel fatto che nutre la volontà [...] e che è più efficace quando si è digiuni un riferimento all'Eucaristia. (Cioè: la gente indugia in cose molto elevate anche quando si occupa di cose meno elevate come una storia fantastica).
Successivamente, a tal proposito, scriverà: «Il Signore degli Anelli è fondamentalmente un'opera religiosa e cattolica; all'inizio non ne ero consapevole, lo sono diventato durante la correzione. Questo spiega perché non ho inserito, anzi ho tagliato, praticamente qualsiasi allusione a cose tipo la "religione", oppure culti e pratiche, nel mio mondo immaginario. Perché l'elemento religioso è radicato nella storia e nel simbolismo. Tuttavia detto così suona molto grossolano e più presuntuoso di quanto non sia in realtà. Perché a dir la verità io consciamente ho programmato molto poco: e dovrei essere sommamente grato per essere stato allevato (da quando avevo otto anni) in una fede che mi ha nutrito e mi ha insegnato tutto quel poco che so.»
In merito, invece, al lato politico dell'autore si può confermare che venature nazionaliste e patriottiche fossero ben presenti nella propria ideologia, tanto da ammettere: «non la Gran Bretagna e sicuramente non il Commonwealth - grr!» (lettera 53). Frase riferita alla composizione dell'impero coloniale britannico odiato da Tolkien, sentendosi sempre e solamente legato alla sola Inghilterra e alla sua natura prettamente nazionale e tradizionale.
Non nascose mai la sua ostilità verso la Germania Nazionalsocialista di Hitler ma soprattutto verso l'Unione Sovietica e Stalin, egli preferiva mettere sullo stesso piano i due capi di stato, ritenendoli dei "diavoli". Al contrario, non condannò mai l'Italia Fascista, dalla quale era affascinato e spesso dalle sue memorie fuoriescono elementi di profondo rispetto nei confronti della nazione a forma di stivale. Una terra, l'Italia, che visitò moltissime volte, rimanendone incantato dalla lingua e dai dialetti, aspetti che influenzarono in maniera decisiva la composizione delle lingue immaginarie del mondo di Arda insieme al forte contributo norreno-celtico più facilmente intuibile e visibile nelle opere. Proprio in merito al linguaggio, Tolkien, disse: « nessuno mi crede quando dico che il mio lungo libro (Il Signore degli Anelli) è un tentativo di creare un mondo in cui una forma di linguaggio accettabile dal mio personale senso estetico possa sembrare reale. Ma è vero. »
Inoltre, l'accostamento "Tolkien/Neofascismo" fu dovuto principalmente quando negli anni '70, la nuova scena politica neofascista fece delle opere di Tolkien una sorta di colonna portante ideologica e culturale, in merito ai valori espressi dalle opere, quali: gesta e mito del guerriero, tradizione e radici, natura e coraggio, cavalleria e guerra. Tutti aspetti rigorosamente riportati alla luce dagli ambienti di "estrema destra" durante gli anni di piombo.
Tra gli insoliti hobby di Tolkien vale infine la pena ricordare ciò che descrisse nel suo saggio Il vizio segreto (A Secret Vice, pubblicato nella raccolta Il medioevo e il fantastico), ovvero l'invenzione di nuovi linguaggi. Nel suo saggio Inglese e gallese Tolkien ricorda il giorno in cui per la prima volta vide su una lapide le parole "Adeiladwyd 1887" ("Costruito nel 1887") e se ne innamorò. Il gallese divenne una fonte inesauribile di bei suoni e perfette costruzioni grammaticali, un linguaggio melodioso a cui poter attingere per le sue future invenzioni linguistiche. Infatti, dopo il gallese venne il finnico (suomi), e prima di esso il greco e l'italiano, e l'immaginazione prese il sopravvento.
Possiamo concludere affermando che J. R. R. Tolkien, fosse un ardente amante della tradizione europea, oggettività che non potrà mai e poi mai essere nascosta o cancellata dagli inquisitori del mondo letterario, sempre più propensi a monopolizzare autori ed opere pur di non consentire un'altra visione del mondo. Nonostante tutto ciò, le opere di Tolkien continueranno ad essere tramandate da generazione in generazione, perché il mito dell'eroe e dell'eterna lotta del bene contro il male, figurano come aspetti immutati nei secoli che mai potranno sopperire alle crudeltà del tempo tiranno.