In occasione dei 75 anni dalla nascita di Rino Gaetano, la casa di distribuzione Medusa Film presenta il documentario-evento Rino Gaetano – Sempre più blu, al cinema solo il 24-26 novembre 2025.
Nella speranza (poca in realtà) che ne esca una figura coerente a quella reale, tracciamo per "Defend Italia", una nostra analisi delle posizioni politiche di una figura ribelle e affascinante.
L’artista, spesso bollato come “di sinistra”, emerge però come voce autonoma e critica: in questo articolo si ripercorre il suo percorso ideologico, la dissidenza interna alla sinistra e la satira tagliente contro il potere politico, anche quello riconducibile al Partito Comunista Italiano.
Un artista fuori dagli schemi,
Rino Gaetano nato a Crotone 1950 e morto purtroppo prematuramente a Roma nel 1981, è stato uno dei cantautori più lucidi e inafferrabili della musica italiana. In un panorama dominato da appartenenze ideologiche nette, Gaetano si muoveva come un battitore libero, osservando da dentro e da fuori le contraddizioni della sinistra italiana — in particolare del Partito Comunista — e del potere in generale.
Come dichiarò in un’intervista del 1978:
“Non mi sento rappresentato da nessuno. Non sono né di destra né di sinistra: sto dalla parte della gente che lavora e che non conta niente.”
Il disincanto verso il Partito e la sinistra borghese
Gaetano proveniva da un ambiente vicino alla sinistra popolare, ma guardava con sospetto l’evoluzione del PCI verso una forma di burocrazia politica e morale. Nella sua ironia tagliente non risparmiava nessuno, nemmeno i compagni di partito che si erano “istituzionalizzati”.
Nel brano Mio fratello è figlio unico (1976), canta:
“Mio fratello è figlio unico / perché non ha mai criticato un film senza prima vederlo / perché è convinto che in Cile esista ancora Allende.”
La frase è una frecciata contro una sinistra che viveva di slogan e idealizzazioni, incapace di confrontarsi con la realtà.
In un’altra canzone, Ti ti ti ti (1977), ironizza sul linguaggio vuoto dei militanti e dei burocrati politici:
“Ti ti ti ti, ti voglio bene / ma non come vuole il Partito.”
Qui Gaetano demolisce con leggerezza il dogmatismo del PCI, che tendeva a giudicare anche i sentimenti e i comportamenti secondo criteri ideologici.
“Nuntereggae più”: la lista del potere
La sua critica più diretta al potere politico arriva con Nuntereggae più (1978), una sorta di inventario satirico dell’Italia del compromesso storico. Gaetano elenca, uno dopo l’altro, nomi di politici, industriali, giornalisti, ecclesiastici e intellettuali — tutti appartenenti, a vario titolo, a quella classe dirigente che lui accusava di ipocrisia e opportunismo.
Il messaggio è chiaro: in un sistema corrotto, anche chi resta onesto viene travolto.
In una delle versioni non censurate del testo, erano presenti anche nomi di esponenti della sinistra, poi rimossi probabilmente su pressione della casa discografica e della Rai. Questo episodio testimonia quanto Gaetano fosse realmente “scomodo” anche per i suoi stessi simpatizzanti politici.
Il potere come farsa
Nella celebre canzone Ma il cielo è sempre più blu (1975), spesso fraintesa come un inno alla speranza, si nasconde invece un ritratto impietoso della società italiana, dove le ingiustizie restano intatte mentre “tutto scorre”:
“Chi vive in baracca, chi suda il salario / chi ama l’amore, chi sogna un ritorno / chi parte per Beirut e ha in tasca un miliardo...”
Gaetano mostra come la disuguaglianza e il privilegio convivano serenamente sotto lo stesso “cielo blu”, denunciando la rassegnazione collettiva che unisce poveri e potenti.
L’ironia come arma politica
L’arma di Gaetano non era la militanza, ma la satira. Usava la leggerezza per dire cose terribilmente serie. In un’intervista a “Ciao 2001”, dichiarò:
“Io dico cose che altri non possono dire. Se le cantassi in modo diretto, mi chiuderebbero la bocca. Allora le dico ridendo.”
Era la sua forma di sopravvivenza artistica in un Paese dove la libertà di critica, specie verso la sinistra, veniva spesso percepita come tradimento.
Una sinistra “popolare”, non ideologica
Gaetano incarnava una sinistra libertaria, umana, lontana dai dogmi. Era vicino alla gente comune — ai “figli unici”, ai disoccupati, agli emarginati — più che agli intellettuali o ai quadri di partito.
In Aida (1977), raccontando la storia d’Italia attraverso la metafora di una donna, mostra come le illusioni ideologiche abbiano attraversato il secolo senza cambiare la sostanza del potere:
“Aida come sei bella / gli occhi tuoi pieni di guerra / e la paura sulle spalle.”
L’Italia, come Aida, è una donna segnata, sedotta e tradita da ogni nuova ideologia.
Conclusione
Rino Gaetano era in prstica un contestatore interno della sinistra: amava i suoi ideali ma odiava la loro degenerazione in retorica e potere. La sua voce resta attuale perché rifiuta ogni appartenenza cieca e difende il diritto alla libertà di pensiero, anche contro i propri.
Come scrisse in un appunto poco prima di morire:
“Non voglio dire ciò che piace, voglio dire ciò che serve.”
Rino Gaetano, ormai é patrimonio popolare di tutti, sdoganato da anni anche a destra della destra, un artista che sa insegnare ai giovani un sano comportamento apotropaico verso il potere costotuito. Per approfondire anche l'aspetto dellaorte molto sospetta, consigliamo come approfondimento i libri bestseller scritti dall'avvocato Bruno Mautone.