sabato 16 giugno 2018

Il 16 giugno 1979, moriva Francesco Cecchin. In sua memoria

FRANCESCO CECCHIN: CADUTO DAL BALCONE CON LE CHIAVI STRETTE IN MANO


di Marco Tuccillo (Defend Italia)

“E Francesco che è volato sull’asfalto di un cortile, con le chiavi strette in mano, strano modo per morire…”

Queste le toccanti e profonde parole della canzone “Generazione ‘78” che Francesco Mancinelli dedica a tutti i caduti di quegli anni di piombo, fatti di odio e sangue versato per le strade d'Italia. 

Francesco, era un militante del Fronte della Gioventù, quando a 17 anni venne aggredito da quattro "compagni" antifascisti, che arrivarono a scaraventarlo giù da un balconcino, impattando con l'asfalto dopo un volo di cinque metri...morirà dopo 19 giorni di coma, una storia che assomiglia tristemente a quella di Sergio Ramelli.

Ma torniamo indietro di qualche tempo, siamo a Roma, quartiere africano. Maggio, un mese dove molti studenti cominciano già a fantasticare su come passare l'estate, dove andare in vacanza, come passare le serate tra amici e amori ma questo non valeva di certo per gli "altri", i militanti, coloro che dedicavano tutto l'anno all'ideale e quindi alla militanza politica, ed erano anni in cui operare nell'ambito non era affatto facile, vigeva la legge "uccidere un fascista non è reato" e questa orribile frase caratterizzerà tutta la durata degli anni di piombo.

Cecchin era un ragazzo alto, biondo e con gli occhi chiari, desiderato dalle ragazze per il suo bell'aspetto e il suo nobile animo. Con un simpatico aneddoto, la sorella, Maria Carla racconta di suo fratello come fidanzato con due ragazze diverse e allo stesso tempo, entrambe di bellissimo aspetto. Era proprio così il ragazzo, bello e amato, ma la priorità assoluta era la politica e l'ideale, la militanza, proprio per questo faceva regolare attivismo presso la sezione di "Via Migiurtina", l'unica e nota zona "rossa", del quartiere africano.

Le doti di leader e ribelle di Cecchin risuonano in tutte le strade del quartiere, tanto che "Terza Posizione" desiderava averlo nelle sue fila.  Un grande condottiero nelle strade infuocate di Roma ma a scuola andava diversamente, non eccelleva e non per sue colpe, continuamente bersagliato dai compagni che gli resero l'ambiente praticamente impossibile da gestire.

Dopo le pessime esperienze scolastiche, decise di iscriversi nel liceo artistico di Via Ripetta, qui potè dedicarsi maggiormente ad una delle sue passioni, il disegno. Il suo capolavoro fu un ritratto di Corneliu Zelea Codreanu fondatore del "Movimento Legionario" conosciuto anche come "Guardie di ferro". Codreanu era fonte di massima ispirazione per Francesco; "CAMMINA SOLTANTO SULLE STRADE  DELL'ONORE. LOTTA E NON ESSERE MAI VILE. LASCIA AGLI ALTRI LE VIE DELL'INFAMIA". Questa è la frase del rivoluzionario che più ama e di cui ne fa una vera e propria dottrina.

Nonostante il piccolo angolo di serenità ritagliatosi nel liceo artistico, anche qui i "compagni" erano molti e spesso facevano a botte con il militante del Fronte della Gioventù, una vera e propria routine senza sosta. 

La sera del 28 Maggio, Cecchin si trovava in Piazza Vescovio, nel suo quartiere. Erano le 20 circa. Si trovava in compagnia di altri tre militanti del fronte, serata di affissione quella e da buoni soldati politici bisognava adempiere ai propri doveri. I camerati furono immediatamente "intercettati" dai "compagni" della zona che piombarono sul luogo, strappando i manifesti del Fronte e minacciando Cecchin e i suoi.

La rabbia nel militante del Fronte era molta, comunque non fece una piega e decise di andarsene a casa. Ma quella sera, il fatto volle che Cecchin non aveva sonno, convinse la sorella Maria Carla e insieme uscirono di casa. Strade deserte, il "Bar Vescovio" era chiuso e anche il resto delle attività commerciali, un'aria pesante si respirava già e una fiat panda 850 seguiva i due fratelli lentamente, fino a quando uno dei tizi nell'abitacolo dell'auto impartì l'ordine agli altri scagnozzi di prendere Cecchin. Il giovane camerata riuscì a far scappare la sorella per poi dileguarsi conseguentemente, scomparendo con quelli che saranno i suoi aguzzini nell'oscurità di "via Montebuono". Via Montebuono, dove poco dopo venne ritrovato Francesco a terra, sangue sul naso e che fuoriusciva dalle tempie, nella mano destra un pacchetto di sigarette e nella sinistra, strette in un pugno, quelle chiavi che diverranno un simbolo.

Morì dopo 19 giorni di agonia in ospedale, il 16 Giugno del 1979.

La morte di Francesco Cecchin, un volto da nobile cavaliere ed un cuore, nero, da rivoluzionario è rimasta senza colpevoli. Una morte voluta da quattro vigliacchi senza onore, senza dignità, colmi di odio e violenza ma tutt'ora oggi, noi, siamo qui perché nel ricordo non l'hanno ucciso.

CAMERATA FRANCESCO CECCHIN PRESENTE!