martedì 13 febbraio 2018

MACERATA, COOP CHE OSPITA NIGERIANI CHIEDE TREGUA A FORZA NUOVA



Da Huffington Post, traete voi le conclusioni, vi passiamo articolo integrale, noi leggiamo in questa richiesta di tregua del Gus, il voler calmare le acque, non per la normalità ma perchè si vuole nascondere qualcosa. A maliziare "si ci becca" quasi sempre... Cosa nasconde il GUS? 



«Appello del Gus di Macerata a Forza Nuova: basta armi, dobbiamo gettare le basi per una convivenza pacifica con i migranti

Parla Paolo Bernabucci, presidente del Gruppo Umana Solidarietà: "Si deve tornare a vivere come prima

Luciana Matarese


"Dobbiamo andare avanti, dobbiamo fare in modo che si torni a vivere come prima", scandisce Paolo Bernabucci. Il presidente del Gus, Gruppo Umana Solidarietà, la Ong che gestisce diversi progetti di accoglienza per i migranti in tutta Italia e ha sede proprio a Macerata, lancia attraverso HuffPost un appello pubblico a Forza Nuova - che subito dopo l'arresto di Traini, si era schierata con lui - un invito ad incontrarsi "perché quello che si è verificato deve restare un episodio unico, che non si ripeterà"."Non vogliamo alimentare ulteriori speculazioni politiche, oltre a quelle che ci sono già state - precisa Bernabucci - per questo ci rivolgiamo a un movimento, come appunto Forza Nuova, che non parteciperà alle prossime elezioni (notizia errata Forza Nuova è presente alle alezioni in coalizione con Fiamma Tricolore, N.d.R). Intendiamo dire, forte e chiaro: basta armi. Non c'è bisogno di vendette, di violenza, di armi da fuoco". Ci ha ragionato a lungo, il presidente del Gus. "Ci costa, anche tanto, può scriverlo - dice - perché siamo su posizioni molto distanti da Forza Nuova, il modello di società che vogliamo è improntato a valori diversi, ma è necessario stabilire una condivisione sul rifiuto delle armi, dobbiamo gettare le basi per una convivenza pacifica. Siamo a disposizione per incontrarci qui a Macerata, ma anche a Roma. Da parte nostra c'è la massima disponibilità, proviamo a definire un comune terreno di convivenza senza armi".
Un tentativo per provare a rasserenare il clima: Bernabucci racconta di "ragazzi - così definisce i migranti - "che non escono più, atterritti. Dobbiamo rassicurarli. Si tratta di uomini e donne che arrivano da paesi in guerra, che sfuggono a persecuzioni e torture, è impensabile che rivivano situazioni come quelle che hanno faticato tanto per lasciarsi alle spalle. Ed è impensabile che nel nostro Paese possa accadere di nuovo quanto, purtroppo, è successo sabato scorso a Macerata".
Due dei sei migranti raggiunti dalle pallottole di Traini, il più giovane e il più anziano del gruppo, sono coinvolti in progetti gestiti dal Gus. Sono Wilson Kofi, richiedente asilo ghanese di 21 anni, ferito al torace e ricoverato nell'ospedale di Macerata, e Festus Omagbon, nigeriano di 33 anni - che ha ottenuto la protezione umanitaria - un proiettile nel braccio sinistro, trasferito all'ospedale di Ancona, dove si trova tuttora.
Nei racconti degli operatori che li conoscono e li seguono, "ragazzi molto motivati a crearsi un futuro, a imparare la nostra lingua". Entrambi soli, tutti e due arrivati in Italia sui barconi, in cerca di una vita più dignitosa, determinati a chiudere con il passato segnato da dolori e traumi.
"Del passato di Wilson posso dire solo che ha sofferto moltissimo, ha subito anche persecuzioni (il Ghana è tristemente noto per le persecuzioni, ad esempio contro i cristiani, ndr) - spiega ad HuffPost Nigist Bernabucci, nata in Etiopia e cresciuta in Italia, coordinatrice della prima accoglienza della Prefettura di Macerata - è arrivato in Italia nel 2016, a bordo di un barcone a Lampedusa. Nel suo paese aveva già studiato, non ha avuto difficoltà ad inserirsi. È un ragazzo educato e rispettoso, frequenta la scuola, fa volontariato".
Quando è entrato nel mirino di Traini, Wilson era appena uscito dal parrucchiere, aveva tagliato i capelli per la messa della domenica. "Il 15 febbraio doveva iniziare un corso professionale, da elettricista - prosegue Nigist - siamo certi che non avrebbe avuto difficoltà, è volenteroso, ha imparato l'italiano in sei mesi, parlava bene la nostra lingua". Fino a sabato. Dopo il ferimento è il ricovero in ospedale Wilson parla solo in inglese, la sua lingua originaria. "Ha subito come un blocco - sospira - non riusciamo a capire per qualche ragione non parli più in italiano. I medici che lo stanno curando ci hanno consigliato di portarlo a colloquio da uno psicologo. Se rimarrà in Italia? Posso dire che prima che gli sparassero lui voleva starci, per questo si è impegnato tanto a studiare".
Anche Festus Omagbon, scappato dalla Nigeria da una situazione che per lui era diventata insostenibile, arrivato in Italia più di anno fa dalla Libia, si stava impegnando per imparare un mestiere e trovare lavoro. "In Nigeria faceva il tassista - racconta ad HuffPost Francesca Fratini, coordinatrice del progetto Sprar "Vedo terra" del Comune di Servigliano, in provincia di Fermo, gestito dal Gus - ma siccome sta facendo fatica ad imparare l'italiano, volevamo fargli fare un corso per guidare i carrelli elevatori. Gliene avevamo parlato e lui era felice. Ora dovrà subire un intervento chirurgico, è piuttosto scosso, anche se si rende conto che, nella sventura, è stato fortunato ad essere colpito all'omero. Per il momento al dopo, a quando dovrà lasciare l'ospedale ancora non pensa, ma certo, la paura c'è, la avverte anche nei ragazzi che lo chiamano al telefono per confortarlo".
La stessa paura che avvertono Jennifer Otiotio, nigeriana di venticinque anni a Macerata da due mesi - l'unica donna nel gruppo dei feriti da Traini - che nei giorni scorsi, dal letto di ospedale, ha detto di aver "visto la morte in faccia", e Gideon Azeke, anche lui nigeriano e venticinquenne, ma senza documenti, Mahmud Touré, 28 anni del Mali, ricoverato in rianimazione per un ematoma epatico, ancora sotto osservazione ma non in pericolo di vita, e Omar Fadera, ventitreenne del Gambia, ferito di striscio e dimesso sabato stesso dal pronto soccorso di Macerata.
In mattinata ha destato nuovo scalpore la notizia che i migranti presi di mira da Traini sabato mattina sarebbero in tutto undici, l'ipotesi che il ventottenne avesse sparato verso altri tre stranieri, - rimasti illesi - e due persone che, dopo aver richiesto l'intervento dei sanitari, non si sarebbero fatte trovare, forse perché sprovvisti di documenti regolari. Ma potrebbe anche trattarsi di un falso allarme, come è parso di capire dalle considerazioni del Procuratore capo di Macerata, Giovanni Giorgio, in conferenza stampa.
"Su questi presunti altri cinque - ha spiegato ad HuffPost il dottor Massimo Palazzo, direttore medico di presidio degli ospedali della provincia di Macerata (Area vasta tre) - non abbiamo avuto riscontri di alcuna natura. A noi non risultano, oltre i sei, cinque ricoverati a Macerata e uno trasferito ad Ancona, altri feriti.».