di Marco Tuccillo (Defend Italia)
I sindacati rossi e tradizionali hanno fallito, abbandonando completamente i diritti lavoratori per dedicarsi esclusivamente al business dell'accoglienza e alla lobby LGBT, amalgandosi pienamente al sistema per ritrovarsi zerbini della partitocrazia classica che risulta la vera ed unica traditrice della Patria.
Tante le sigle che scandiscono la cloaca sindacalista dell'oggi, tutte rigorosamente versate al modello progressista e radical chic che non riesce ad adempiere ai reali bisogni della classe lavoratrice, sempre più vittima dell'ultracapitalismo imperante e incapace di reagire per una condizione interna all'aziende stesse, fatta di schiavitù e resa incondizionata nei confronti del "padrone", oggi figura osannata quasi fosse un santo o un benefattore che non merita alcuna critica o opposizione.
Oggi, urge la presenza di sindacati nazionalpopolari sulla scia di quel sindacalismo rivoluzionario che probabilmente incarna la vera essenza della difesa dell'operaio o del lavoratore in genere. Il sindacato squisitamente nazionalista e terzierista, si pone la prorità di essere dapprima Italiano e solamente dopo socialista, come disse Filippo Corridoni paragonando la situazione italiana a quella tedesca prima degli anni '20.
La continua ricerca della giustizia sociale per in sindacalisti rivoluzionari, pone una condizione d'estremo atto d'amore nei confronti delle esigenze dei lavoratori che non è più riscontrabile nel sindacalismo classico o rosso che ha sempre messo dinanzi a tutto la condizione politica a quella operaia, tradendo a più riprese le reali aspettative del popolo.
Gli esempi di nazionalsindacalismo o alternativi alle realtà partitiche e improduttive, sono numerosi nella storia e possiamo delineare movimenti come quelli che nacquero,in Italia, agli albori della grande guerra unendosi alla chimica dell'interventismo arrivando a creare una visione unica nella storia.
Non solo in Italia, basterebbe pensare alla Spagna delle JONS (Giunte di Offensiva Nazional-Sindacalista) di Ramiro Ledesma Ramos, che più rappresentarono l'essenza del nazionalismo sindacalista e realmente rivoluzionario, disinteressato ai diktat comunisti e marxisti, ritenuti i fautori della morte della classe operaia che da forza lavoro della patria diventava semplicemente numerico da sfruttare nelle fabbriche. La stessa realtà della Falange, sempre in terra iberica, con Josè Antonio Primo de Rivera sposava le tesi del nazionalsindacalismo misto a venature dai colori cristiani e sociali, che si differenziarono leggermente dalla visione nuda e cruda di Ramiro Ledesma Ramos, condizione che accentuò il processo di abbandono da parte di quest'ultimo, affiancato anche ad un'aspra critica nelle scelte di Josè Antonio. Nonostante ciò, i due figli di Spagna, non accantonarono mai il rispetto reciproco e l'estremo saluto a demarcare la visione poetica e romantica della patriottica esistenza durante i massacri dei rossi e del regime colluso nel clima della guerra civile.
La storia ha partorito tantissimi altri esempi di sindacalismo rivoluzionario, come gli ambienti che contribuirono all'ascesa del peronismo in Argentina, prima ancora il "movimento nazionalsindacalista" Portoghese sulla scia dell'esempio spagnolo. Le falangi libanesi scandirono il massimo esempio di tale dottrina in Libano per l'appunto, stessa cosa si potrebbe dire per l'Action française (azione francese) nella terra di Giovanna d'Arco e dei leoni della Charlemagne.
Oggi, invece, a parte alcune continuazioni degli esempi citati esistono realtà completamente nuove che comunque si rifanno alla visione primordiale del nazionalsindacalismo. In Italia la struttura SINLAI (Sindacato Nazionale Lavoratori Italiani), struttura sindacale di Forza Nuova, è una novità nel panorama italiano inquinato dal sistema rosso e traditore, riportando in auge la reale attenzione al mondo del lavoro e specialmente ai lavoratori e ai diritti necessari e vitali di quest'ultimi in funzione della creazione di uno Stato Nuovo dove la forza lavoro deve essere considerata come il motore della nuova entità politica e lavoratrice, una condizione spirituale e non meramente numerica, grigia e priva di slancio come è stato fatto in tutti questi anni di cattocomunismo e liberismo senza freni.
Altre realtà di tutto rispetto sono quelle nate nel Donbass, precisamente nelle due repubbliche popolari, che hanno ripreso a strutturare la visione sindacale in chiave nazionalista, sociale e popolare, abbandonando gli schemi del socialismo reale oppure del comunismo.