Critica
C’è un tradimento silenzioso che da decenni divora la nostra Sovranità. Non porta divise, non ha carri armati ai confini (ancora per poco), agisce per ora dalle scrivanie di Bruxelles e Francoforte: è il furto della sovranità monetaria. Con la fine della Lira, l’Italia ha ceduto non solo la propria moneta, ma il cuore stesso della sua libertà economica.
Quando la Lira esisteva, lo Stato poteva governare il credito, modulare la spesa pubblica, investire per la crescita e sostenere il lavoro. Oggi, invece, siamo schiavi di un sistema tecnocratico — la BCE — che detta legge a popoli interi in nome di un “mercato” senza volto e senza patria. Gli euroburocrati parlano di “stabilità dei prezzi”, ma ciò che hanno realmente stabilizzato è la sottomissione delle nazioni.
L’Inganno della Burocrazia Europea
L’euro doveva unire i popoli; ha invece diviso le economie. È diventato una camicia di forza, fatta di parametri e vincoli decisi da chi non risponde a nessuno se non ai mercati finanziari. Mentre i popoli del Sud Europa si indebitano per sopravvivere, le grandi banche del Nord si arricchiscono con i tassi e gli interessi di un sistema disegnato per loro.
La BCE “indipendente” non è altro che il simbolo dell’esproprio "democratico". Laddove un tempo la Banca d’Italia poteva creare moneta a sostegno dello sviluppo nazionale, oggi il denaro nasce come debito: prestato agli Stati da una banca che non appartiene più al popolo. È la modernizzazione del concetto di usura, come la chiamava il poeta Ezra Pound:
«Con l’usura nessuno ha una casa di buona pietra,
con solide travi e tetto di tegole;
l’usura corrompe ogni cosa, e spegne il lume dell’anima.»
Quelle parole, scritte nel secolo scorso, oggi risuonano come una profezia. L’usura moderna non è più quella dell’avaro con il registro contabile in mano, ma quella del burocrate monetario che decide chi deve prosperare e chi deve fallire.
L’Euro e la Perdita del Potere d’Acquisto
Chi vive di stipendio o pensione lo sa bene: da quando è arrivato l’euro, il potere d’acquisto si è dimezzato. La promessa di stabilità si è trasformata in una lenta erosione del reddito reale.
L’inflazione odierna non è un imprevisto, ma una conseguenza strutturale di un sistema nato male: una moneta senza Stato, una banca senza popolo, un’economia senza sovranità.
I dati parlano da soli: salari fermi, prezzi in aumento, industria in fuga, giovani costretti a emigrare. L’Italia è passata da motore manifatturiero d’Europa a terreno di conquista per fondi esteri e multinazionali che comprano a saldo ciò che i nostri nonni hanno costruito col sudore.
Riconquistare la Sovranità: Uscire dalla Gabbia dell’Euro
Non c’è libertà economica senza sovranità monetaria. Finché il nostro destino sarà deciso da un consiglio di banchieri non eletti, nessuna riforma potrà davvero cambiare le cose. È tempo di rimettere in discussione l’intero impianto dell’eurozona.
Ritornare a una moneta nazionale non è un salto nel buio: è un atto di autodeterminazione. Nessun popolo può dirsi sovrano se non controlla la propria moneta. L’Italia deve avere il coraggio di liberarsi da questo sistema che la soffoca, di dire “basta” all’illusione tecnocratica e di tornare padrona del proprio destino.
Come ricordava il prof. Giacinto Auriti: «la moneta deve essere di proprietà del popolo nel momento dell’emissione, non della banca che la presta.»
È da lì che si ricomincia: dalla consapevolezza che la sovranità non si delega, si esercita.
FUORI DA EUROZONA SUBITO!