STORIA E POLITICA
Mussolini e l’Italia fascista si adoperarono nel tentativo di salvaguardare la Patria degli arabi della Palestina.
Non fú solo un appoggio politico, ma un autentico sostegno materiale. Mussolini finanziò per quasi due anni la prima intifâda palestinese e la rivolta contro il dominio coloniale britannico che nel 1938 provocò 1.700 vittime palestinesi.
In sostanza tra il 10 settembre 1936 ed il 15 giugno 1938, l'Italia fece pervenire alla rivolta palestinese tramite la sua guida il Gran Mufti di Gerusalemme: 138.000 sterline, una somma alta per quei tempi. Questo contributo finanziario deciso dal Duce all'indomani della guerra in Etiopia e per posizione assunta dall'Italia nei confronti del nazionalismo arabo, oltre che in funzione anti Inglese e per ultimo per non lasciare la questione araba nelle mani del competitor Germania, che aveva ampie simpatie e dialogo col mondo arabo e palestinese.
LE ARMI PER MUJÂHIDIN PALESTINESI AL PIRTO DI TARANTO
Oltre ai finanziamenti il Duce decise di inviare ai palestinesi un consistente carico di armi e munizioni, acquistato in Belgio tramite il SIM.
Questo arsenale depositato per quasi due anni al porto do Taranto, sarebbe dovuto giungere, tramite intermediari sauditi, ai palestinesi che combattevano la prima grande intifâda contro il regno hascemita dela Transgiordania e porre fine al protettorato britannico e bloccare l'arrivo di altri coloni sionisti in Terrasanta.
Le armi non arrivarono a differenza dei soldi, per motivi non ben chiari.
Il fascismo aveva chiaro che il suo ruolo era geopoliticamente ritagliato a misura per il Mediterraneo, ed il nazionalismo arabo è in secondo luogo la fede islamica erano bacino di simpatie che potevano chiudere il cerchio delle aspirazioni fascite oppure migrare totalmente verso la Germania nazista.
Nella visione fascista sicuramente non ci stava posto per una entità statale sionista in Palestina.
In questo contesto, nel 1937 arrivò anche l'onorificenza dello spadone onorario dell'islam, encomio solenne ricevuto da Mussolini in Libia per mani di un influente capo tribale fidelizzato alla causa italiana; il Duce d'Italia che nel '29 chiuse il capolavoro politico dei Patti Lateranensi, ora aveva anche la carica onoraria di "Difensore dell'Islam".
L'ANTIFASCISMO OGGI CON LA BANDIERA DI CHI SOSTENEVA IL FASCISMO IERI
Qualcuno dovrebbe spiegare agli antifascisti, che la bandiera palestinese (ufficiale dal 1988) é stata mutuata dalla bandiera del partito ba'th iracheno e dalle sue preesistenti radici ideologiche di simpatie fasciste. La bandiera palestinese fu scelta a simbolo di panarabismo dall'OLP.
Al tempo molti stati arabi erano fortemente influenzati dal partito ba'th (la parte irachena).
Il ba'ath che inizialmente era presente in maniera unitaria con una diramazione anche in Siria, si scisse dal ba'th siriano in quanto a differenza di questo ultimo, gli iracheni erano improntati ad una forma di fascismo arabo, i suoi uomini provenivano ideologicamente da un precedete regime filo-Asse, mussoliniano e anti-inglese, che ha portato l'Iraq nella seconda guerra mondiale al fianco di Italia e Germania per un determinato periodo.
In pratica gli antifascisti sventolano una bandiera nazionalista, resa a larga diffusione dagli ambienti filofascisti del panarabismo e che sta agli antipodi di ciò che professano. I colori, possono essere considerati anche del fascismo arabo e soprattutto delle lotte NAZIONALI di liberazione, sin dalle rivolte contro l'impero ottomano quando la prima forma di bandiera apparve.
Non si tratta assolutamebte di una bandiera comunista e tantomeno antifascista, tanto più che nella sua storia e sotto il suo sventolio trovarono ombra figure preminenti come Amin al-Husseini (Gran Muftí di Gerusalemme) che negli anni trenta aveva ufficio a Berlino e riceveva finanziamenti da Mussolini per organizzare le prima intifada contro i primi coloni sionisti inviati dall'Inghilterra in Palestina e contro le truppe inglesi stesse.
GRUPPO FORMAZIONI "A"
PALESTINESI ARRUOLATI NELL'ESERCITO ITALIANO, ATTIVI DURANTE LA DIFESA DI ROMA
1942, palestinesi inquadrati nel regio esercito italiano. Nella prima foto ultimo a destra il gran muftí di Gerusalemme durante consegna bandiera. Altre immagini, mezzi, bandiera di combattimento e mostrina.
Giuramento dei volontari arabi del Gruppo Formazioni "A":
«Giuro di combattere con tutte le mie forze e se necessario col mio sangue per la causa della Nazione Araba a fianco dell'Esercito Italiano del quale osserverò leggi e regolamenti durante la lotta contro il comune nemico per la liberazione dei Paesi Arabi del Vicino Oriente.»
LA LEGIONE ARABA LIBERA
Foto storica della Legione Araba Libera, nata in Palestina con lo scopo di sostenere Italia e Germania nella seconda guerra mondiale e nella contesa anti-inglese dell'Iraq. I suoi aderenti erano giovani nazionalisti panarabi di diverse nazioni e palestinesi che si sono immolati insieme ai nostri soldati sui vari fronti, voluta sempre dal gran muftí di Gerusalemme e stanziata in Iraq.
CHI E COSA ERA IL GRAN MUFTÍ DI GERUSALEMME FERVENTE SOSTENITORE DEI FASCISMI
Il Gran Mufti è il più alto funzionario della legge religiosa islamica sunnita, pari al nostro Papa. Questa carica nel periodo preso in esame era ricoperta da Amin al-Husseini.
Quindi se per il fascismo il mondo arabo era estensione di lotta e ampliamento di sacche amiche nel mondo d'altro canto i palestinesi dell'epoca ricambiavano ampiamente le simpatie per il fascismo e anche per il nascente stato nazionale-socialista, tanto che lo li stesso Amin al-Husseini dichiaro nel 1933:
«I musulmani dentro e fuori la Palestina danno il benvenuto al nuovo regime tedesco e si augurano che il sistema di governo fascista si affermi in altri Paesi».Il fascismo era amico di questo mondo, e gli arabi lo sostennero anche in armi, tanto da arruolarsi nelle forze dell'ASSE nella seconda guerra mondiale.
la causa palestinese non é comunista, in palestina si combatte per la patria, non per il marxismo.
A differenza della la parte piú importante del sionismo, detto "sionismo sociale", invece era marxista. israele nasce con una operazione ideologica comunista, dove si credeva che le masse proletarie sioniste, erano l'unica promessa di occupazione permanente degli spazi palestinesi.
dopo la guerra dei 6 giorni, dove questa forma di sionismo partecipó cone parte principale, israele venne governata Per Anni Da Questa Fazione Politica.