Rubrica Storica
Dal 1943 al '45 tra Crotone, Catanzaro, Lamezia e Cosenza l'unica "resistenza" attiva era rappresentata dal fascismo clandestino, un fenomeno volutamente taciuto che però aveva in seno migliaia di studenti e aderenti giovanissimi, affiancati da veterani come ad esempio Luigi Filosa di Cosenza.
Questa singolare "partigianeria nera" combatteva contro le forze alleate che avevano conquistato la parte d'Italia a Sud della Linea Gotica. Secondo le forze dell'ordine dell'epoca le due teste pensanti dell'organizazione calabrese erano a Crotone e Cosenza.
La "resistenza" quella della narrazione ufficiale NON esisteva ed i crotonesi ed i calabresi in genere erano ancora ampiamente fascisti.
I partigiani antifascisti ovvero qualche singolo elemento, che si poteva contare sulle dita della mano, erano originari di Crotone ma erano attivi al Nord e non in Calabria, come si lascia intendere a volte, per colmare la retorica dei vincitori che in questa terra é povera di riferimenti reali.
La Guardia ai Labari ed il Principe Nero
Tornando al fascismo clandestino, questo movimento era collegato al principe Valerio Pignatelli che aveva avviato l'operazione: "Guardie ai Labari", nome voluto pare da Mussolini in persona e da Carlo Scorza ultimo segretario nazionale del PNF che era calabrese (come il suo collega e primo segretario del PNF Michele Bianchi).
La Rete Odessa in versione calabrese
Successivamente in Calabria a guerra finita arrivarono tanti fascisti, molti tra Crotone e Catanzaro, per essere indirizzati all'espatrio in Argentina; la base era organizzata dalla moglie di Pignatelli, la marchesa Maria Elia De Seta, agente segreto della RSI e organizzatrice di una rete di supporto ai camerati braccati nelle zone rosse d'Italia.
La marchesa De Seta aveva incontrato personalmente Evita Peron a Roma nel 1947, con cui aveva stretto il patto di espatrio dalla Calabria verso l'Argentina dei perseguitati politici del regime. Pare che i fascisti messi in salvo tramite questa rete furono 15.000
Il MIF
La marchesa De Seta organizzò anche un movimento ufficiale diffuso in tutta Italia, con migliaia di volontarie donne a supporto, questo movimento si chiamava Movimento Italiano Femminile (MIF), il primo movimento "neofascista" legale in Italia, registrato prima del più famoso MSI. Inoltre il MIF organizzò tramite il supporto di Evita Peron raccolte di fondi tra gli italiani in Argentina per la fondazione dell'MSI.
Oggi la De Seta é seppellita a Sersale (CZ).
I documenti
Negli archivi di Stato di Cosenza esiste un corposo dossier intitolato "Fascismo Clandestino in Calabria ed al Sud".
Gli 88 di Calabria
Molti esponenti di spicco di questi giovani finirono a processo a Catanzaro, passato alla storia col nome "Processo degli 88" e molti furono incarcerati e poi usciti con l'amnistia voluta da Togliatti, tra essi tanti crotonesi. Questo processo é stato il primo maxi-processo della storia d'Italia.
L'accusa era quella di aver accumulato una enorme quantità di armi, alcune rinvenute nelle campagne del crotonese in un casolare di proprietà di un nobile e sempre a Crotone fu sequestra una cassa di bombe a mano dirette in Sila dove si era progettato un ridotto.
Particolarmente intesale erano quindi secondo l'accusa le attività clandestine in questo quadrante di Calabria, che portò sempre secondo l'accusa ad una serie di attentati dinamitardi a Lamezia e venivano progettati atti di sabotaggio alle linee militari nemiche.
La fondazione della federazione regionale dell'MSI
Alcuni di quei giovani, tra cui l'avvocato Francesco (Ciccio) Ryllo di Crotone fondarono l'MSI in regione, cofondatore insieme a Nando Giardini di Catanzato.
La nuova Italia
Dopo il 25 aprile, l'antifascismo non prese mai forma violenta come avvenne nel resto d'Italia, il passaggio fu dolce e molto esponenti fascisti divennero politici nelle nuove istituzioni, il caso più eclatante fi del vice podestà di Crotone, Silvio Messinetti che dovrebbe sindaco col PCI; oppure la figura più coerente della professoressa crotonese Jole Giugni Lattari dell'MSI, che divenne la prima donna eletta in Calabria in parlamento e precedentemente anche la prima consigliera comunale donna di Crotone.
Calabria nera
Questa controtendenza a base fortemente popolare, creò in Calabria agibilità politica e spazi protetti per le nuove generazioni e rese la Calabria il serbatoio nero d'Italia.
L'antifascismo, anche in città come Crotone che negli anni successivi divennero comuniste, non riuscí mai ad arginare questa forte presenza che si traduceva in voti sopra la media nazionale per l'MSI e città fisicamente sicure dove fenomeni come la Volante Rossa non potevano esistere.
La Calabria era un insomma un unicum nel panorama nazionale, basta vedere un altra vicenda degli anni '70 che era la rivolta dei Boia chi Molla di Reggio Calabria che per nove mesi sollevarono barricate e fu non la unica ma la più energica e lunga rivolta fascista d'Italia, che fece da apripista a altre rivolte nere come quella di Battipaglia e Caserta, tutte scoppiate per motivi diverse ma con lo stesso schema popolo e militanti neofascisti.
In conclusione
In Calabria il popolo non tagliò mai la sua contiguità col fascismo prima ed in neofascismo dopo, Crotone compresa.
A cura di
Defend Italia