di Defend Italia |
IN MEMORIAM | Nel ricordo di Robert Brasillach, fucilato dai "buoni" al forte di Montrouge (Parigi), era il 6 febbraio 1945, assassinato ingiustamente per un caso giuridico controverso di "crimini" intellettuali. «PRESIDENTE: "La Corte condanna Brasillach Robert alla pena di morte; ne ordina la fucilazione." UNA VOCE DAL PUBBLICO: "È una vergogna!" BRASILLACH: "È un onore…!"» «A trentacinque anni, prigioniero come Villon, incatenato come Cervantes, condannato come Andrea Chenier, prima dell'ora dei condannati, come altri in altri tempi, su questi fogli scarabocchiati inizio il mio testamento. Per sentenza, dei miei beni terreni mi si vuol togliere il possesso. È facile, non ho terre ne tesori e i miei libri, le mie visioni possono essere dispersi al vento: amore e coraggio non sono soggetti a processo. Per prima cosa lascio l'anima mia a Dio suo creatore, né santa né pura, lo so, soltanto l'anima di un peccatore. Possano i Santi francesi, quelli della fiducia, dire egli non arrivò mai a peccare contro la speranza. Cosa donare alla mia patria se ella stessa mi ha scacciato? Ho creduto d'averla servita e l'amo sempre, anche oggi. Essa mi ha dato il mio paese, e la lingua che è stata mia. Io non posso che lasciarle qui il mio corpo, in terra sconsacrata». PRESENTE! |