martedì 12 giugno 2018

L'EPOPEA SUDISTA DI DOMINIQUE VENNER


di Marco Tuccillo (Defend Italia)

"Country roads, take me home to the place I belong.West Virginia, mountain mamma,take me home, country roads."

Con queste bellissime parole intrise di valori andati persi nei meandri del tempo, John Denver ci immergeva in un'america diversa da quella che noi consideriamo, altri aspetti che forse non abbiamo mai considerato perché erano quelli dei vinti, i "sudisti" o meglio i "confederati". 

Una terra dalle verdeggianti pianure baciate dal sole, lo scorrere dei ruscelli cristallini fanno da sottofondo ad un paradiso terrestre, incontaminato, che resiste duramente alle mostruose creazioni dell'uomo come padrone del capitale e della speculazione. Una parte d'America che considera ancora la purezza della famiglia, il duro lavoro nei campi e la produttività della propria comunità, senza omettere mai la fede e la speranza di fare sempre meglio per assicurare alle generazioni che verranno un futuro roseo.

Questo paesaggio, martoriato durante la guerra civile americana, ci viene raccontato da Dominique Venner,  "il bianco sole dei vinti",   in una splendida e alternativa visione, quella dei vinti che mai hanno chinato il capo dinanzi al mostro liberal-industriale senza scrupoli, pronto a distruggere anche l'ultimo angolo di natura pur di aumentare i propri profitti.

Un popolo, quello sudista, una lotta...quella confederata, che ancora oggi è dipinto in maniera grottesca con stereotipi di tutti i colori che hanno abituato i più a considerarli nel peggior dei modi, senza mai soffermarci a pensare il perché di quell'estrema difesa delle proprie usanze, dei propri valori, della propria terra e della propria religione, come se tutto ciò non dovesse essere messo alla luce perché sarebbe come "riabilitare" un modo scomodo di pensare, come se si dovesse per forza "giustificare" quel coraggio nel rispetto di ciò che si era, ciò che si è.

Venner ci indirizza anche sulla questione che ha reso nota la guerra civile americana-che non fu il casus belli-ovvero l'abolizione della schiavitù. Oggi la storia, per come la conosciamo,  ha impostato il suo diktat nella venerazione di Abraham Lincoln, presidente e guida degli Stati Uniti Unionisti, fautore del XII emendamento che consentiva per l'appunto la liberazione degli schiavi. Ma fu davvero così? Sarebbe veramente stupido vederla a mo di favoletta tale questione, abbiamo a che fare con motivazioni reali ben più che profonde, tra queste lo sfruttamente incessante degli afro-americani nelle industrie nascenti dell'unione, una manovra che fa sorridere se pensiamo che fu attuata per contrastare lo "schiavismo nei campi di cotone" del Sud. In realtà nel profondo sud, gli afro-americani erano salariati e il loro lavoro non consisteva in un impiego giornaliero, bensì orario, con garanzia di vitto e alloggio.

Non solo questo, ci furono tantissimi altri aspetti che oggi non sono minimamente menzionati se non in letture alternative e non consone al fervorino dei  vittoriosi di guerra. La storia insegna che chi la fa la scrive a discapito della verità, arrivando sempre a sputare sopra gli altri, quelli che il destino ha condannato ma a cui ha relegato il nobile ed eterno ricordo, distinguendoli tra le false righe di un'imposizione vile e corrotta.