di Davide Pirillo
Viene definita la città metafisica perché i suoi scorci sembrano i quadri di De Chirico, come essi danno la sensazione di assenza di tempo e spazio, spaesamento e benessere.
Sicuramente é un gioiello della architettura razionalista, voluta dal ministro Edmondo Rossoni, nativo della vecchia Tresigallo demolita e riedificata negli anni trenta, in gran segreto e con la supervisione di Mussolini che riceveva i report sugli avanzamenti.
Oggi meta di tanti studenti di architettura.
Oltre ad essere un tripudio di architettura d'avanguardia, nelle visioni del fascismo doveva essere molto di più, ovvero la prima città corporativa, adatta a sviluppare quindi le aspirazioni economiche del regime, che tramite il corporativismo doveva superare la dicotomia marxismo-capitslismo, per donare allo Stato una organizzazione di tipo collaborativa tra le varie classi sociali.
Le aspirazioni corporative della cittadina si notano a prima vista con un impianto a misura d'uomo, lontano dal brutalismo architettonico sovietico e agli antipodi della disorganizzazione sociale delle città capitaliste, che tendevano semplicemente a ghettizzare operai e sottoproletariato in sobborghi a ridosso di urbanizzazioni caotiche e grigie.
Il lavoratore, o meglio il "proletario", ovvero chi lavora per la prole e quindi la famiglia, a Tresigallo doveva trovare terre coltivabili e bonificate e strutture industriali immediatamente alla periferia. Al centro ovviamente una città moderna, con tutte le strutture di organizzazione statale della gioventù e dei fascisti locali, dalla GIL alla Casa del Fascio per dare organicità alla popolazione, cellule di un unico organo che era inserito a sua volta nello Stato nazionale, che era organico e sociale.
Non da trascurare le strutture ludiche e ricreative, presenti, quindi: teatro, cinematografo e sale da ballo.
Non dovevano mancare naturalmente le strutture al servizio del cittadino come quelle sanitarie, asilo e tutto quello che serviva per l'organizzazione sociale ed il soccorso popolare; queste nel 2024 sembrano scontate, ma negli anni precedenti all'avvento fascista non erano costante significativa, soprattutto nei borghi.
Questo modello di organizzazione delle città di cui Tresigallo ne doveva essere esempio primigenio, permetteva quindi, non lo scontro, ma la collaborazione tra le classi, per un bene più alto che era la Patria ed il Popolo, intesi come continuità del volere di Dio in terra, e soprattutto per creare quella pace sociale che la continua lotta di classe, specie in Emilia negava.
Doveva quindi essere messa una pietra tombale su quello scontro perpetrato dai due blocchi di interessi materialisti, guidati da liberisti e marxisti, che il fascismo voleva superare tramite il contributo intellettuale di tanti pensatori come lo stesso Rossoni e il calabrese Michele Bianchi (ospite a Ferrara negli anni embrionali precedenti al fascismo costituito) e tanti altri ex sindacalisti rivoluzionari, che hanno elaborato l'idea del nuovo corporativismo fascista insieme a Mussolini, per fonderlo con l'idea di Stato di Giovanni Gentile.
Manifesto epoca RSI sulla "Socializzazione delle Imprese" che avrebbe spezzato le catene del capitalismo in linea con i valori del 1919 |
Tresigallo é la testimonianza di quella Italia che si voleva riorganizzare profondamente.
Chi visita Tresigallo, può vedere i bassorilievi che rappresentano le varie corporazioni dei lavoratori dell'epoca, qualche blasone ideologico e l'immensa piazza a forma di "D" di Duce, in proporzione comunque
trova poca celebrazione del fascismo regime e tanta celebrazione del lavoro e del corporativismo e delle visioni sindacali del fascismo; ancora presenti alcuni toponimi significativi della mentalità su cui si é fondata, come Via Corridoni.
Tresigallo é la rivoluzione fatta di cemento e marmo, che sorgeva strappando terreno da bonificare nella bassa ferrarese, dove solo la forza organizzativa dello Stato fascista poteva avventurarsi e vincere la sfida con gli elementi.
Visitarla é un tuffo nell'arte, un modo di comprendere come voleva il fascismo che vivessero gli italiani di quel periodo e anche un balsamo all'anima, vista la pace interiore in cui tuffa lo spirito, immerso in spazi geometrici, fatti di cubi, sfere, linee rette e curve, semi cerchi, facciate convesse e cilindriche, colori pastello e tanto spazio che gli danno il titolo, in realtà recente, di città metafisica.